Alba de Cespedes in Quaderno proibito, a un certo punto si mette a scrivere alcuni pensieri ,cose, diari e ci prende gusto, si sente rinascere ma dove metterlo,dove nasconderlo sto pensiero nuovo che scorga da lei?Lei madre, senza più nome, come lei ci dice, ma solo mamma , non ha uno spazio suo,un posto segreto, lei è mamma al servizio e nella funzione di mamma, è aperta a tutti, non ha pensieri ma solo riflessi dei pensieri altrui. Le rimane un unico nascondiglio:il cesto della biancheria.
Il cesto della biancheria è la stanza tutta per sé della donna senza nome, la mamma.
Anticaglie? No, non sono anticaglie, sono il presente.
Licia Maglietta fugge in Pane e Tulipani perdendosi sull’autostrada per lacerare con forza il proprio ruolo di mamma, per avere diritto al proprio nome.
In ambedue i casi di queste mamme che hanno deciso di avere un pensiero eretico, proibito , i peggiori nemici saranno i figli.
Diciamolo, sono loro i più conservatori, coloro che portano avanti ,poverini, questo maledetto valore italiano della mamma senza nome .
Le mamme d’altronde così li hanno cresciuti: per loro tutto, tutti i pensieri, tutte le attenzioni,loro i perfetti, loro i conoscitori della verità. E mentre loro crescono, si fanno adulti, la mamma si prosciuga , diventa anziana, perde sempre pù diritti in un mondo poi quello italiano, dove gli anziani sono dei fantasmi senza diritti. Sono solo al servizio, non debbono avere pensieri, voglie, desideri ,pensarsi diversamente così come proprio l’adattamento ad ogni età della vita, richiederebbe .
Il pensiero comune dice: la genitrice deve avere un cuore colmo d’amore e l’amore della genitrice italiana si esprime in un solo modo, con il perenne sacrificio di sé.
Si può permettere una madre di avere diritto a una propria vita, non intendo quella di avere un nuovo compagno perchè su questo punto ormai la laicità consente abbastanza, ma piuttosto una vita nuova, nel senso che a un certo punto una donna si accorge di essere rimasta in scacco nella propria esistenza e decide di posizionarsi in modo diverso. Si può?
Può comunicare questa cosa in famiglia? Può dire ,io da questo momento farò così e colì perchè ho bisogno di riprendermi la vita e non sentirmi una senza nome?Può dirlo ai figli?E quanto dolore e sofferenza e lacerazione produce una scelta del genere?
Quante volte si dovrà sentire dire, mi dici così, vuoi fare questa scelta per ricattarmi!
E niente vale insistere che invece si vuole fare una scelta, una piccola miserabile scelta di dignità per vivere meglio e la mamma è convinta perfino che tutti vivranno meglio perchè le relazioni d’amore dovrebbero essere libere relazioni in cui si guarda con amore al cambiamento dell’altro.
Niente, aria fritta, la mamma deve essere immobile , ferma congelata nei suoi pregi e nei suoi difetti e proprio perchè è ferma e congelata, sia i pregi che i difetti saranno colossali, montagne di fiori e di merda ma tali devono rimanere perchè costituiscono la saga familiare che gioca attorno a questa madre immobile, senza voce, con un cuore che gocciola pasta al forno e sorrisi.
Niente si deve muovere.Tutto fermo.Il pensiero non esiste.
Quanti litigi, quanti ricatti e amore lacerati sono necessari per permettere a una donna di esistere fuori dai ruoli, tornare a essere se stessa?potere essere una donna in cammino e nello stesso tempo continuare a essere amata?
Il novanta per cento delle volte la donna rinuncia,non può perdere l’amore della propria famiglia, allora prende il cesto della biancheria, ci ficca dentro i propri pensieri, li nasconde per bene e lì li dimentica.
Ogni tanto se li va a vedere, si dice: ma guarda avrei proprio ragione io, ma poi li nasconde perchè non ce la fa.
Non può rinunciare a quell’amore malato che giorno dopo giorno la uccide.